È di poche ore fa la notizia dell’ennesimo attentato in Europa: a Parigi un uomo ha sparato alla polizia sul viale degli Champs Elysées, e l’attentato è stato rivendicato dall’ISIS. Secondo quanto riportato da molte testate giornalistiche, pare che l’uomo avesse comunicato le sue intenzioni su Telegram.
Per l’ennesima volta, i media accusano Telegram di contribuire alla diffusione di messaggi terroristici. Scrive il Corriere:
L’uomo che stasera ha ucciso due agenti aveva scritto sul sistema di scambio di messaggi Telegram di voler uccidere degli agenti di polizia. Telegram è stata più volte impiegata dai terroristi di Isis come sistema di comunicazione.
Un testo analogo è stato riportato anche da altre testate come Quotidiano Nazionale e La Stampa. Tralasciando la descrizione un po’ confusa (segnale di come l’autore non abbia idea di ciò che sta scrivendo), è naturale pensare che molti lettori si chiederanno se Telegram sia davvero complice.
Telegram è un mezzo di comunicazione che adotta misure di sicurezza per garantire la privacy degli utenti. È evidente che, viste queste caratteristiche, possa essere comodamente sfruttato dai malintenzionati. Accusare Telegram, però, sarebbe sbagliato, così come sarebbe sbagliato accusare la Scania per aver prodotto il tir che ha investito la folla a Berlino.
Come ogni potente mezzo, anche Telegram può essere sfruttato per fare del bene o del male; la responsabilità ricade sulle persone che usano tale mezzo. Nonostante ciò, Telegram stesso è comunque impegnato attivamente per arginare il fenomeno ISIS, eliminando quotidianamente centinaia di canali dalla sua piattaforma. I canali, infatti, sono l’unica parte pubblica dell’applicazione, l’unica quindi a cui gli stessi sviluppatori hanno accesso.
A tal proposito, è disponibile un canale ufficiale nel quale sono pubblicate, quotidianamente, le statistiche sulle eliminazioni di canali pubblici e bot pro-ISIS: @ISISwatch.
E allora perché, nonostante tutto questo, i giornali continuano ad accusare Telegram? La risposta ce la dà sul suo blog la Professoressa Giovanna Cosenza, docente di Semiotica presso l’Università di Bologna:
La comunicazione di massa funziona per semplificazioni, che spesso si traducono in opposizioni. Nette: i buoni contro i cattivi, o di qua o di là, o con me o contro di me. Così, senza sfumature, perché cogliere le sfumature implica approfondire, incontrare difficoltà, perdere tempo.
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